Nel primo quarter 2023 sono state 42.982 le aste fissate, il 18% in meno (52.627) rispetto allo stesso periodo del 2022 e il -26,4% (58.367) rispetto al Q1 2019. Un numero per nulla rassicurante, poiché si tratta del peggiore Q1 registrato dal 2019 ad oggi, inferiore ancora al Q1 del 2021 (44.720 aste). La causa scatenante è ovviamente il calo delle procedure esecutive, come spiegato in questo comunicato.
Il calo è stato significativo soprattutto dal punto di vista di valore dell’offerta minima che nel 2023 è stato di 4,9 miliardi, il -26,3% rispetto allo scorso anno e il -34,2% rispetto ai livelli pre Covid. Ad impattare su tale dato, in particolare, è stato l’aumento della componente residenziale, più liquida ma di basso valore economico, come approfondito in questo articolo. Di contro c’è stato un aumento del prezzo medio del 24% della componente non residenziale ed un ribasso del 18% di quello dei terreni.
Cala il numero di immobili non residenziali
Dal punto di vista di tipologia degli immobili, la percentuale più rilevante per l’appunto è senza dubbio quella residenziale, pari al 62% mentre la componente non residenziale è stata solo del 27% e quella dei terreni dell’11%. Dati significativi che mostrano da un lato un aumento della componente residenziale, che storicamente si attestava intorno al 55%, e dall’altro un calo netto delle aste degli immobili non residenziali, passati dalle 18.177 del 2022 alle 11.536 del 2023.
Il Nord Italia mantiene la leadership delle aste
Non ci sono stati, invece, particolari cambiamenti per quanto riguarda la distribuzione geografica. Il 33% delle aste infatti ha avuto luogo nelle regioni del Nord Italia, il 25% al centro, il 25% al sud e il restante 17% nelle isole, una distribuzione analoga quindi allo stesso periodo del 2022.
Aumento tassi e aste lunghe: conseguenze e soluzioni
Ma se è vero che le aste sono in calo è altrettanto vero che c’è stato un segnale di ripresa a fine marzo (18.531), quando si è registrato un lieve aumento rispetto a febbraio (16.840), chiudendo il trimestre quindi con una dinamica di recupero. Quello che perdura però è un atteggiamento di attesa di miglioramenti legati anche ad un sistema macro-economico instabile. Basti pensare a come l’aumento dei tassi impatti sulle procedure. Infatti se nel periodo pre-Covid tendenzialmente il tempo medio impiegato per chiudere le procedure era di 4 anni, ora è passato a 6 e questo comporta un impatto di rilievo su:
- tassi attivi sulle operazioni in corso
- investitori che devono fare i conti con business plan con tassi più alti
- aumento di tassi e una minore erogazione di finanziamenti. Questo comporta per il creditore una maggiore difficoltà nel recupero del credito perché diminuisce il numero di acquirenti con capacità di acquisto
Per far fronte all’attuale trend del mercato immobiliare una buona strategia di marketing si rivela la carta vincente per ridurre i tempi di vendita degli immobili. Reviva lo fa tramite il portale di Immobiliallasta.it, dando la giusta visibilità ad ogni immobile affidato, e tramite la grande rete nazionale di vivacizzatori di Vivapro che con la vivacizzazione portano più persona a conoscenza dell’immobile e intercettano le richieste di mercato trasmettendo il valore dell’acquisto in asta.