La ripartenza delle procedure sospese dai provvedimenti nei Tribunali ha portato un gran numero di immobili in asta a prezzi superiori rispetto agli anni pre-Covid 19. Secondo i dati analizzati dal team di data scientists e analysts di Reviva, tramite un processo di normalizzazione (ovvero il lavoro necessario per rendere ogni asta univoca) dei dati estratti dal Portale delle Vendite Pubbliche, nei tre trimestri del 2022 si sono registrate 78.531 aste residenziali, 50.244 non residenziali (dei quali 13.565 sono box e posti auto, 12.907 immobili industriali, 9.847 commerciali) e 15.956 terreni. Rispetto allo stesso periodo 2021, c’è stato quindi un aumento della componente residenziale del 25,3%, di fronte al calo del -20,4% del non residenziale e -15,9% dei terreni. A crescere però non è stato solo il numero ma anche il prezzo medio dei residenziali.
Prezzo medio degli immobili residenziali in aumento
Infatti se storicamente il prezzo di vendita degli immobili residenziali negli anni precedenti (cioè prima della pandemia) è stato tra i 70mila e gli 80mila euro, nel primo semestre 2022 ha subìto un aumento del 36,1% (cioè ha raggiunto i 112mila euro) rispetto al primo quarter del 2021. E seppure nel terzo trimestre 2022 ci sia stata una leggera flessione, che ha portato il prezzo intorno ai 106.086 euro, resta comunque ancora molto alto (+28,5%) rispetto al Q3 dello scorso anno (circa 86k euro).
Il motivo dell’aumento? Come anticipato in apertura, sono tornati in asta gli immobili delle procedure sospese, alcuni per la prima volta e altri con un numero di ribassi minore e di conseguenza ad un prezzo maggiore. Tutto ciò ha impattato in modo negativo sulle vendite, escludendo molti acquirenti dalla partecipazione all’esperimento. Osservando l’andamento dei portafogli infatti il team di data scientists e analysts di Reviva ha stimato all’incirca una riduzione del -20% delle aggiudicazioni.
Come mitigare lo sconforto per i prezzi medi dei residenziali
Tuttavia, nonostante la drammaticità della situazione, Reviva è riuscita a mitigare lo sconforto degli interessati a partecipare alle aste grazie all’attività di vivacizzazione, sostenendo quindi le vendite e mantenendo le percentuali di aggiudicazione analoghe al periodo pre Covid.
Per tornare ai risultati di anni fa, però, occorre anche una maggiore reattività degli attori coinvolti direttamente nella gestione e nel recupero dello stock di crediti deteriorati. L’ideale sarebbe adottare piani di marketing mirati, soprattutto in un contesto in cui l’inflazione continua a crescere e la necessità di accelerare la vendita di specifici asset diventa sempre più impellente.