In soli 6 mesi, da gennaio a giugno 2022, sono stati messi all’asta 58.997 immobili residenziali, il 26,1% in più rispetto allo stesso semestre 2021. Il boom è avvenuto con la ripresa delle vendite, sospese durante la pandemia. Ricordiamo infatti che durante il lockdown il Governo aveva prorogato la sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili per tutelare il debitore dall’abbandono forzato della casa in un periodo di emergenza sanitaria (art.13, comma 13 del decreto legge Milleproroghe). Tutto ciò però ha comportato (con l’intento di voler recuperare in un certo senso il tempo perduto) un aumento dell’offerta minima proposta per ogni immobile residenziale, come abbiamo visto nel precedente articolo, impedendo così ad alcuni offerenti di partecipare perché “fuori budget”.
Immobili residenziali in asta: ecco i dati a confronto
Passiamo ai dati delle aste immobiliari suddivisi per asset class che il team di data scientists e analysts di Reviva ha estrapolato dal database PVP tramite linguaggio SQL. Come si può vedere dal grafico sottostante, nel 2022 gli immobili residenziali in asta sono stati molti di più e conseguentemente anche l’offerta minima per aggiudicarseli è stata più alta, tanto da aver avuto lo stesso “peso” di quelli non residenziali. Infatti, la percentuale di offerta minima per i residenziali è stata del 44,7%, all’incirca quanto quella dei non residenziali (45,5%). Infine, una piccola fetta di mercato è stata conquistata anche dai terreni, per i quali la percentuale di offerta minima è stata del 9,8%.
Il prossimo passo? Occorrerà continuare a potenziare le vendite immobiliari indirizzando l’offerta in crescita verso il mercato delle aste.